Dopo 109 anni dalla loro ultima apparizione, i corali di Bettona tornano finalmente alla piena fruizione da parte del pubblico dopo un attento e meticoloso restauro.
Lo scorso 11 Maggio, si è tenuta all’interno della sede museale della cittadina umbra la conferenza inaugurale, durante la quale i corali sono stati presentati e svelati al pubblico.
Dopo i saluti del Commissario Straordinario del Comune di Bettona, dott. Vincenzo Ferzoco, che ha tenuto a ringraziare il lavoro dei dipendenti comunali che si sono adoperati ben oltre i loro doveri (forse grazie al suo buon esempio, dato che ben oltre i suoi il dott. Ferzoco si è adoperato per Bettona, conquistando la fiducia dei cittadini), è stata la volta di S.E. Mons. Domenico Sorrentino, Arcivescovo della Diocesi di Assisi, Nocera Umbra, Gualdo Tadino, che ha incentrato il suo intervento su tre parole: liturgia, coralità, restauro. Tali parole, e quindi i manoscritti il cui ritorno si sta celebrando, rappresentano la nostra cultura e le nostre radici, la religiosità che ancora permea il territorio, la coralità con la quale devono essere vissute le esperienze più profonde, il restauro come rinnovamento e dono di nuova vita.
Padre Giustino Farnedi, Direttore dell’Archivio Storico di San Pietro in Perugia, ci ha condotto in un viaggio estremamente affascinante attraverso la lettura e l’uso dei volumi in epoca medievale. Gli enormi tomi venivano “intronizzati” ovvero collocati su grandi leggii al centro del coro, per permettere a tutti i monaci, o ai frati, di leggerne il contenuto. Nei monasteri la liturgia non va letta, ma celebrata, i monaci quindi sono anche coristi, per cantare in retto tono o a cori alterni. In questo modo veniva, e viene tutt’ora, celebrata ogni giorno la messa conventuale: a questo scopo esistevano volumi con le melodie per le parti fisse: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei; ed altri per l’Ufficio Divino, le Lodi e i Vespri.
I corali di Bettona venivano utilizzati per la messa, entrando nello specifico si tratta di un Temporale (che racchiude i canti per le celebrazioni delle feste liturgiche) e di un Santorale, dedicato alla celebrazione dei Santi cari alla comunità. I tomi non presentano rifermenti di alcun tipo riguardo al periodo nel quale vennero realizzati, l’autore, o il luogo per il quale furono redatti, ma alcuni indizi rendono certa la collocazione spaziale e temporale: i volumi furono espressamente prodotti per il monastero di San Crispolto di Bettona, si deduce dai Santi celebrati al suo interno, come appunto San Crispolto, patrono di Bettona, San Francesco (il monastero di S. Crispolto passò dai Benedettini ai Francescani) e Sant’Antonio da Padova. Dal punto di vista temporale, i due volumi vengono collocati alla fine del 1300, perché la Festa dell’Invenzione della Santa Croce, presente in uno dei corali, venne introdotta a partire dal 1378.
La dottoressa Nadia Togni introduce l’aspetto codicologico e paleografico, enumerando le iniziali grandi e piccole presenti nei due tomi (non ho resistito alla tentazione di iniziare l’articolo con una di esse), alla loro estrema finezza di e precisione di esecuzione, all’utilizzo alternato dei colori blu e rosso, e al virtuosismo dovuto al fatto che non ci sono due lettere con gli stessi elementi decorativi.
Le condizioni nelle quali i due corali furono stati ritrovati non erano certamente buone, l’usura ed il tempo non sono stati gli unici nemici dei due volumi; purtroppo sono state asportate intere pagine e, quel che è peggio, brutalmente tagliate tutte le miniature. Come detto, l’ultima apparizione dei due corali è stata ben 109 anni fa, nel 1907, durante una mostra a Perugia, poi più nulla. All’epoca le miniature erano presenti, quindi lo scempio è stato fatto, chissà da chi, in epoca successiva. Vedendo le pagine monche mi è subito venuta in mente l’Isis… l’incoscienza, l’ignoranza, la grettezza, l’attaccamento al valore economico, nel caso delle miniature infimo rispetto al valore culturale che esse rappresentano, nel loro contesto, per l’identità di un territorio. E mi chiedo se è dell’Isis che dobbiamo aver paura, o dell’endemica ignoranza.
Da sottolineare il paziente ed impegnativo lavoro di restauro condotto dalle Suore Benedettine di Rosano, che hanno completamente smontato, pulito e di nuovo rilegato i tomi, inserendo dei fogli di carta giapponese al posto delle pagine, o parti di esse, mancanti.
La collezione del museo, con l’arrivo dei due corali restaurati si arricchisce ulteriormente, ed una nuova perla concorre ad arricchire l’offerta culturale ed artistica di Bettona, città dalla storia millenaria, che attende solo di essere scoperta.
di Benedetta Tintillini